Amianto: come identificarlo e inviarlo a un laboratorio di analisi

L’amianto ha conosciuto un’epoca di grande fortuna, grazie alle sue proprietà che garantiscono resistenza e versatilità ai materiali ai quali viene integrato, tanto da essere utilizzato a lungo in edilizia per le più varie applicazioni: dall’isolamento e la copertura degli edifici (Eternit) alle pavimentazioni. Oggi la pericolosità dell’amianto è ampiamente riconosciuta, grazie anche all’applicazione delle Legge 257/92 che ne ha bandito l’utilizzo. Tuttavia il rapporto del 2018 pubblicato da Legambiente (“Liberi dall’Amianto”) dimostra che in Italia ci sono ancora circa 370.000 strutture contenenti amianto e 65.000 sono le coperture in cemento amianto ancora presenti.

Ma come riconoscere l’amianto? La prima operazione da compiere consiste nell’effettuare analisi e campionamenti in grado di rilevare la presenza di amianto ed eventualmente prendere provvedimenti per la successiva bonifica e rimozione.

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Dove si trova l’amianto?

Riconoscere l’amianto è un’operazione complessa: le sue fibre sono unite ad altri materiali ed è difficile individuarle ad occhio nudo. L’amianto (Eternit) inoltre si mostra esteticamente uguale al fibrocemento e quindi è molto difficile avere la certezza che si tratti dell’uno o dell’altro materiale con una sola indagine visiva. L’amianto è presente nella composizione di molti manufatti ed in particolare si può trovare:

• Sottoforma di fibrocemento, nelle lastre in cemento-amianto, note con il nome di Eternit, nei rivestimenti isolanti di condutture per acquedotti e serbatori per acqua o altri liquidi, così come nelle canne fumarie. Si tratta di una tipologia di manufatti in cui la componente di amianto è più alta tanto da raggiungere percentuali che variano dal 10-15% al 40%.
• Negli intonaci, vale a dire nei materiali che rivestono superfici applicati a spruzzo o a cazzuola, dove è stato ampiamente usato per rendere le superfici più resistenti, oltre che per aumentare la capacità ignifuga e fonoassorbente degli edifici e, per le stesse motivazioni, in pannelli isolanti e contro-soffitti: in questi materiali la percentuale di amianto oscilla tra il 20 e il 40%.
• In pavimenti e piastrelle e, in particolare, nel linoleum: una miscela di resine in PVC e amianto con caratteristiche di grande adattabilità alle superfici e resistenza nel tempo, e per questo molto utilizzata in passato per realizzare pavimentazioni di grandi edifici.
• Come materiale di coibentazione, nei tubi degli impianti di riscaldamento o più in generale, nei sistemi con tubature nelle quali è previsto il passaggio di acqua calda: in questi materiali il contenuto in amianto può raggiungere la soglia del 100%.

La pericolosità dell’amianto dipende dal modo in cui le fibre sono incorporate nella matrice che le contiene: più la matrice è compatta e stabile (“strettamente legata”), meno pericoloso sarà il materiale. Se il materiale è friabile e la matrice tende a trasformarsi in polvere con più facilità, il rischio aumenta: I materiali friabili possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa coesione interna (soprattutto se sottoposti a fattori di deterioramento quali vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni di acqua) le quali possono disperdersi nell’aria ed essere inalate.

Proprio per questo l’amianto viene definito un “killer silenzioso” poiché, attraverso il lento e impercettibile rilascio delle fibre nell’aria che respiriamo, è causa di gravi malattie molto spesso mortali.

Amianto: Come Identificarlo?

Per i motivi elencati è assolutamente importante individuare la presenza di amianto, circoscrivere il rischio e provvedere alla bonifica in sicurezza.
Se si tratta di un edificio, la prima fase di valutazione consiste nel reperimento della documentazione tecnica di quest’ultimo. In questo modo si può stimare la data di posa del materiale. Considerando che l’utilizzo di questo materiale è stato vietato nel 1992 tutto ciò che è stato realizzato prima di questa data ha un’altissima probabilità di contenere fibre di amianto potenzialmente pericolose per la nostra salute.
Se costruito in una data successiva si avranno minori probabilità di trovare amianto ma sarà necessario recuperare tutti i riferimenti dell’azienda appaltatrice per richiedere le documentazioni del materiale. Tuttavia se non si è già in possesso dei certificati, potrebbe essere difficile recuperarli.
Quando si ha il sospetto che un materiale possa contenere amianto sarà quindi necessario rivolgersi ad un’azienda specializzata.

La Dimal srl è un’azienda specializzata nel campionamento dei materiali sospetti e la successiva analisi in laboratorio.

Come si preleva il campione di un materiale potenzialmente contenente amianto?

Quando si ha il sospetto che un materiale possa contenere amianto e si intende procedere all’invio di un campione a un laboratorio di analisi, è necessario evitare la contaminazione da eventuali fibre, tanto nei confronti di chi effettua le operazioni quanto per l’ambiente circostante. Come abbiamo visto, la pericolosità dei materiali di amianto dipende dall’eventualità che siano rilasciate fibre nell’ambiente, che possono venire inalate da chi si trova nelle immediate vicinanze del manufatto.

I materiali da campionare devono essere prelevati evitando interventi che potrebbero tradursi in una contaminazione degli ambienti circostanti; si deve quindi procedere al campionamento con la massima cautela da parte di un’azienda specializzata.

Le modalità operative del campionamento possono essere schematicamente riassunte come segue:

• Segnalazione del punto di prelievo sul materiale e redazione di documentazione fotografica a colori, la più rappresentativa possibile.
• Prelievo di una piccola porzione del materiale, attraverso l’Impiego di strumenti adeguati che non permettano dispersione di polvere o di fibre nell’ambiente, che sia sufficientemente rappresentativo e che non comporti alterazioni significative dello stato del materiale;
• pulizia dell’area, avendo cura di sigillare immediatamente e adeguatamente il punto in cui si è effettuato il campionamento;
• Il campione viene immesso immediatamente in doppio imballaggio primario. L’imballaggio viene effettuato con tutti gli accorgimenti atti a ridurre il pericolo di rotture accidentali. Tutti i materiali sono avviati alla spedizione in doppio contenitore, imballando separatamente i materiali taglienti;
• I campioni prelevati sono poi portati in laboratorio per le analisi specifiche: Le analisi finalizzate a determinare la concentrazione di fibre aerodisperse in presenza di manufatti contenenti amianto si avvalgono di diverse metodiche;
• Rilascio del rapporto di prova.

TIPOLOGIA DI ANALISI PER RICERCA FIBRE DI AMIANTO

L’analisi dell’amianto in laboratorio passa attraverso diverse fasi. In generale la metodologia utilizzata dipende dalla composizione dei materiali.

Su materiali compatti come lastre, canne fumarie e cisterne è sufficiente effettuare un’analisi in MOCF (Microscopia Ottica a Contrasto di Fase) mentre per i materiali a matrice friabile sarà necessaria un’analisi in SEM (Microscopio a Scansione Elettronica).

La differenza tra le due tipologie di analisi consiste nella metodologia utilizzata nel conteggio delle fibre di amianto. In sintesi, nell’analisi MOCF vengono conteggiate tutte le fibre che geometricamente rientrano nelle caratteristiche dell’amianto mentre nella SEM, grazie al sistema di microanalisi, vengono conteggiate le sole fibre di amianto e questo garantisce una maggiore accuratezza del risultato.

Hai il sospetto che un tuo materiale possa contenere amianto e desideri effettuare un’analisi in laboratorio?

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